Dalla barca solare egizia alla barca ad energia solare
nedelja 01.10.2017
Museo del Mare
Museo del Mare
Secondo quanto credevano gli antichi Egizi, il Sole, il dio Ra dalla testa di falco si spostava su un’imbarcazione.
Anzi, su due: una che gli permetteva di attraversare il cielo durante il giorno e un’altra sulla quale attraversava l’aldilà di notte, per rinascere quotidianamente all’alba e garantire così la vita a tutto l’Egitto.
Questo mito riflette l’importanza delle imbarcazioni presso gli antichi Egizi, per il quale il Nilo era la principale via di comunicazione: un passo di un testo geroglifico, poi ripreso nella Bibbia, dice:
“Ecco, io ho dato pane a chi era affamato, acqua a chi era assetato, vesti a chi era nudo, una barca a chi non ce l’aveva”.
Oltre ad avere vere e proprie navi al servizio del culto degli dei e dei faraoni defunti, usate durante le festività per compiere le processioni, ne esistevano di diversi tipi a seconda dell’uso che gli Egizi ne facevano: dalle semplici barche di papiro per il trasporto delle singole persone e per la caccia nelle paludi, alle grandi navi in legno, la cui propulsione era garantita sia dalla tipica vela quadra che dai rematori in mancanza di vento, usate principalmente per il trasporto commerciale.
Le testimonianze sulla navigazione egizia sono molte: raffigurazioni e modellini risalenti dal periodo Predinastico (circa 3500 a.C.) fino alla fine dell’epoca faraonica, ma anche vere imbarcazioni e siti archeologici con strutture portuali. Tutto ciò ha permesso una puntuale ricostruzione sia dei numerosi tipi di imbarcazione (le parole egizie che indicano differenti barche sono 120) sia delle tecniche costruttive, che non prevedevano l’uso di chiodi in metallo ma solo diverse tecniche di incastro del legno e la costante assenza della chiglia. 5000 anni dopo, le antiche credenze si sono trasformate in realtà.
La tecnologia dei pannelli fotovoltaici, che estraggono energia elettrica dalla luce del sole, l’elettronica di potenza con nuove tipologie dei motori elettrici e delle batterie- oramai di uso comune sulle automobili ibride- e le fibre di carbonio che permettono la costruzione di strutture leggere e resistenti, hanno consentito la realizzazione di imbarcazioni che possono navigare, come quella del Dio Ra, attraversando i mari del mondo, senza bisogno di combustibili.
A cura dell’archeologa ed egittologa Susanna Moser e dell’esperto in storia della costruzione e della tecnologia navale Walter Macovaz
Questo mito riflette l’importanza delle imbarcazioni presso gli antichi Egizi, per il quale il Nilo era la principale via di comunicazione: un passo di un testo geroglifico, poi ripreso nella Bibbia, dice:
“Ecco, io ho dato pane a chi era affamato, acqua a chi era assetato, vesti a chi era nudo, una barca a chi non ce l’aveva”.
Oltre ad avere vere e proprie navi al servizio del culto degli dei e dei faraoni defunti, usate durante le festività per compiere le processioni, ne esistevano di diversi tipi a seconda dell’uso che gli Egizi ne facevano: dalle semplici barche di papiro per il trasporto delle singole persone e per la caccia nelle paludi, alle grandi navi in legno, la cui propulsione era garantita sia dalla tipica vela quadra che dai rematori in mancanza di vento, usate principalmente per il trasporto commerciale.
Le testimonianze sulla navigazione egizia sono molte: raffigurazioni e modellini risalenti dal periodo Predinastico (circa 3500 a.C.) fino alla fine dell’epoca faraonica, ma anche vere imbarcazioni e siti archeologici con strutture portuali. Tutto ciò ha permesso una puntuale ricostruzione sia dei numerosi tipi di imbarcazione (le parole egizie che indicano differenti barche sono 120) sia delle tecniche costruttive, che non prevedevano l’uso di chiodi in metallo ma solo diverse tecniche di incastro del legno e la costante assenza della chiglia. 5000 anni dopo, le antiche credenze si sono trasformate in realtà.
La tecnologia dei pannelli fotovoltaici, che estraggono energia elettrica dalla luce del sole, l’elettronica di potenza con nuove tipologie dei motori elettrici e delle batterie- oramai di uso comune sulle automobili ibride- e le fibre di carbonio che permettono la costruzione di strutture leggere e resistenti, hanno consentito la realizzazione di imbarcazioni che possono navigare, come quella del Dio Ra, attraversando i mari del mondo, senza bisogno di combustibili.
A cura dell’archeologa ed egittologa Susanna Moser e dell’esperto in storia della costruzione e della tecnologia navale Walter Macovaz