Renzo Carbonera presenta l’opera prima
ponedeljek 04.06.2018
Cinema Ariston
Cinema Ariston
Il film lungometraggio “RESINA” (Italia, 2017, 90'), opera prima di
Renzo Carbonera con protagonista Maria Roveran affiancata da Thierry
Toscan, ispirato alle vicende del coro polifonico di Ruda, sarà
proiettato al cinema Ariston nella serata di lunedì 4 giugno alle ore
20.30 alla presenza del regista. L'incontro, organizzato da La
Cappella Underground, avrà per moderatore Beatrice Fiorentino (Il
Piccolo, SNCCI), curatrice della sezione “Nuove Impronte”
dell'International ShorTS Film Festival, partner della serata.
Il film “Resina” è prodotto da OneArt con il sostegno di Trentino Film
Commission e distribuito da Parthenos.
Un coro di uomini. Un direttore donna. Una famiglia e una piccola comunità, che hanno bisogno di ritrovare il senso d’unione, per affrontare la sfida del domani. La giovane violoncellista Maria è delusa dallo spietato mondo della musica. Ritorna al paesino di montagna delle sue origini, una piccola enclave isolata dove si parla ancora una lingua arcaica: il cimbro. Qui trova una situazione familiare complessa e una piccola comunità alle prese con i primi effetti del cambiamento climatico. Quasi per caso, o forse perché è impossibile non trovarsi all’unico bar della piazza, Maria entra in contatto con il glorioso coro polifonico maschile di cui faceva parte suo nonno. In realtà ora il tutto è in completo disarmo, affidato a una manciata di strampalati ubriaconi da bar, e Quirino è l’unico di loro a non volersi arrendere all’evidenza: sogna ancora di partecipare a un fantomatico concorso canoro, in grado di riportarli all’antico splendore. Per fare questo chiede aiuto a Maria, e lei accetta la sfida perché sotto sotto cerca un modo per riavvicinarsi al mondo della musica. Un caleidoscopio di personaggi tinge di ironia e ritmo il racconto di un piccolo mondo, alle prese con lo spauracchio del cambiamento climatico, e con la determinazione di Maria. Ne emerge la storia di una giovane donna in un mondo di uomini.
Racconta Renzo Carbonera nelle note di regia: “L’intera storia è ispirata alle vicende recenti del Coro Polifonico di Ruda, un coro friulano di tradizione austro-ungarica, che ha saputo reinventarsi recentemente fino a diventare uno dei migliori cori maschili al mondo, da quando la direzione è stata affidata a un’ambiziosa musicista, Fabiana Noro. Partendo da questo antefatto e dalla disponibilità del coro di Ruda a eseguire le musiche per il film, ho colto la necessità di dare motivazioni a luoghi un po’ in disparte, dove ogni tanto qualcuno o qualcosa si deposita, magari in attesa di un’onda che se lo riporti via. Maria, Quirino, i coristi sono tutti personaggi inattesi nel loro piccolo successo, perché si ritrovano a combattere, chi più e chi meno, contro la tentazione di darsi per sconfitti, scollegarsi. La parabola di Maria ed il suo legame contraddittorio con un’espressione di bellezza come la musica, segue la parabola della comunità che lei va ad illuminare, alle prese con le prime difficoltà che il clima sta iniziando a porre, in maniera a volte appena percettibile ma già inesorabile, un po’ ovunque su questo pianeta. Del resto in molte comunità, soprattutto dell’arco alpino e soprattutto piccole, il coro del paese è un fondamentale collante sociale, una resina appunto. Infatti, un importante elemento di ispirazione l’ho poi trovato nella mia storia familiare: al funerale di mio nonno ero seduto in una chiesa gremita, tre preti officianti, due bande musicali, i veterani in divisa. Ho chiesto come mai ci fosse tutto questo dispiegamento di forze, e mi è stato risposto come se fosse la cosa più ovvia del mondo: tuo nonno era il direttore del coro del paese.”
Informazioni sul sito web www.aristoncinematrieste.it e sulla pagina facebook cinema.ariston.trieste
Un coro di uomini. Un direttore donna. Una famiglia e una piccola comunità, che hanno bisogno di ritrovare il senso d’unione, per affrontare la sfida del domani. La giovane violoncellista Maria è delusa dallo spietato mondo della musica. Ritorna al paesino di montagna delle sue origini, una piccola enclave isolata dove si parla ancora una lingua arcaica: il cimbro. Qui trova una situazione familiare complessa e una piccola comunità alle prese con i primi effetti del cambiamento climatico. Quasi per caso, o forse perché è impossibile non trovarsi all’unico bar della piazza, Maria entra in contatto con il glorioso coro polifonico maschile di cui faceva parte suo nonno. In realtà ora il tutto è in completo disarmo, affidato a una manciata di strampalati ubriaconi da bar, e Quirino è l’unico di loro a non volersi arrendere all’evidenza: sogna ancora di partecipare a un fantomatico concorso canoro, in grado di riportarli all’antico splendore. Per fare questo chiede aiuto a Maria, e lei accetta la sfida perché sotto sotto cerca un modo per riavvicinarsi al mondo della musica. Un caleidoscopio di personaggi tinge di ironia e ritmo il racconto di un piccolo mondo, alle prese con lo spauracchio del cambiamento climatico, e con la determinazione di Maria. Ne emerge la storia di una giovane donna in un mondo di uomini.
Racconta Renzo Carbonera nelle note di regia: “L’intera storia è ispirata alle vicende recenti del Coro Polifonico di Ruda, un coro friulano di tradizione austro-ungarica, che ha saputo reinventarsi recentemente fino a diventare uno dei migliori cori maschili al mondo, da quando la direzione è stata affidata a un’ambiziosa musicista, Fabiana Noro. Partendo da questo antefatto e dalla disponibilità del coro di Ruda a eseguire le musiche per il film, ho colto la necessità di dare motivazioni a luoghi un po’ in disparte, dove ogni tanto qualcuno o qualcosa si deposita, magari in attesa di un’onda che se lo riporti via. Maria, Quirino, i coristi sono tutti personaggi inattesi nel loro piccolo successo, perché si ritrovano a combattere, chi più e chi meno, contro la tentazione di darsi per sconfitti, scollegarsi. La parabola di Maria ed il suo legame contraddittorio con un’espressione di bellezza come la musica, segue la parabola della comunità che lei va ad illuminare, alle prese con le prime difficoltà che il clima sta iniziando a porre, in maniera a volte appena percettibile ma già inesorabile, un po’ ovunque su questo pianeta. Del resto in molte comunità, soprattutto dell’arco alpino e soprattutto piccole, il coro del paese è un fondamentale collante sociale, una resina appunto. Infatti, un importante elemento di ispirazione l’ho poi trovato nella mia storia familiare: al funerale di mio nonno ero seduto in una chiesa gremita, tre preti officianti, due bande musicali, i veterani in divisa. Ho chiesto come mai ci fosse tutto questo dispiegamento di forze, e mi è stato risposto come se fosse la cosa più ovvia del mondo: tuo nonno era il direttore del coro del paese.”
Informazioni sul sito web www.aristoncinematrieste.it e sulla pagina facebook cinema.ariston.trieste
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