Vedrai colori che son contenti. Elisa Vladilo. Interventi ambientali 1995-2019
sobota 08.02.2020
– sreda 04.03.2020
Sala Veruda
– sreda 04.03.2020
Sala Veruda
Prorogata fino a mercoledì 4 marzo
Inaugura venerdì 7 febbraio alle ore 18 presso la Sala Veruda di Palazzo Costanzi la mostra personale dell’artista triestina Elisa Vladilo intitolata Vedrai colori che son contenti. Elisa Vladilo. Interventi ambientali 1995-2019 e promossa da Trieste Contemporanea e realizzata in collaborazione con il Comune di Trieste e con il supporto della Fondazione Kathleen Foreman Casali. A cura di Alessandra Pioselli, l’esposizione propone per la prima volta un percorso dedicato ai venticinque anni di lavoro artistico di Elisa Vladilo, attraverso una selezione dei progetti realizzati in luoghi pubblici e ambienti naturali in Italia, Austria, Croazia, Slovenia, Gran Bretagna e Mongolia, dal 1995 al 2019. Temporanei o permanenti, gli interventi dell’artista triestina Elisa Vladilo sono presentati con fotografie, video e disegni progettuali, appunti.
Il colore costituisce fin dagli esordi il segno distintivo della ricerca di Elisa Vladilo che dalla metà degli anni Novanta interviene nel paesaggio, in spazi urbani e ambienti interni. Privilegiando il colore puro e tonalità accese di rosa, giallo, arancio, verde e azzurro, l’artista ha definito una personale gamma cromatica per alterare o enfatizzare le qualità e i significati dello spazio, modificandone la percezione e l’uso. Realizzati con pittura lavabile o materiali morbidi come il feltro (ad es. The Melting Tower, Villach, Austria, 2012), gli interventi di Elisa Vladilo occupano, modificano, si sovrappongono, nascondono o sottolineano elementi architettonici, spaziali e naturali, diventando matrice d’inedite sollecitazioni sensoriali e relazionali. Investono l’intero corpo oltre che la vista, il tatto e l’udito, talvolta integrando i progetti con un elemento sonoro (ad es. Summertime, Trieste 2010 o The Sound of Colors, Celje, Slovenia 2010).
I colori di Elisa Vladilo introducono negli spazi naturali e urbani momenti di sospensione giocosa, anche fiabesca, aggiungendo sfumature emotive e immaginative che ne riscrivono le funzioni ordinarie. I colori vibranti assicurano allo spazio un inedito potenziale comunicativo, attraverso una grammatica del colore d’immediata comprensione, all’apparenza basica e essenziale. Per l’artista il colore solare, portatore di vitalità, possiede una potenzialità sociale. Gli interventi cromatici di Elisa Vladilo spesso riscrivono la tessitura urbana creando temporanei luoghi ospitali, di sosta, incontro e relazione (ad es. My Favourite Place, Trieste 2007; DOTCOMmunity, Trieste 2015; Spazio Linea Superfici, Trento 2019).
La natura collaborativa dei progetti è un aspetto importante del percorso di Elisa Vladilo che ha spesso reso complici persone e abitanti nel processo di appropriazione immaginifica dei luoghi (ad es. Prendo il paesaggio e lo porto con me, Nervesa della Battaglia, 2011; Nel blu dipinto di blu, Trieste, 2013; Melting Street, Pola, Croazia, 2013), giungendo con Rima d’origine (Trieste 2013, Cambridge, 2014) a mettere in gioco il tema della cittadinanza culturale. Nel corso della sua pluriennale attività l’artista si è confrontata con una grande varietà di luoghi e di persone che sono da considerarsi una componente attiva e centrale del suo lavoro. Attraverso lo studio del rapporto tra spazio, corpo e colore, Elisa Vladilo riflette sul destino degli spazi comuni, la loro identità, gli usi e le relazioni.
Elisa Vladilo si diploma all’Istituto Statale d’Arte Nordio di Trieste, seguono poi gli studi di scenografia all’Accademia di Brera e all’Accademia di Venezia. Lavora nel campo della scenografia, della grafica e dell’architettura fino al 1989, quando inizia la sua carriera artistica. Viene selezionata per la mostra Whitechapel Open nel 1998, nello stesso anno ottiene la borsa di studio della Pollock - Krasner Foundation di New York, nel 2000 vince una residenza d’artista a Berlino assegnata all’interno di un progetto europeo di scambio tra Berlino e Londra, città nella quale lavora e risiede per 3 anni (1997-2000).
Alessandra Pioselli è direttore dell’Accademia di belle arti G. Carrara di Bergamo dal 2010. Insegna Storia dell’arte contemporanea presso la stessa Accademia e Arte pubblica al Master in economia e management dell’arte e dei beni culturali del Sole24Ore (Milano). È, inoltre, critico d’arte, curatore e giornalista pubblicista. Collabora con Artforum (New York). Si occupa di ricerca storica e critica in prevalenza attorno a temi e progetti inerenti alla dimensione civica e urbana dell’arte. Nel 2015 ha pubblicato “L’arte nello spazio urbano. L’esperienza italiana dal 1968 a oggi”, perJohan&Levi, (e dedica la copertina del volume all’opera di Elisa Vladilo “My favourite place”, intervento site-specific del 2007 sul Molo Audace).
a cura di Alessandra Pioselli
mostra promossa da Trieste Contemporanea
in collaborazione con il Comune di Trieste
con il supporto della Fondazione Kathleen Foreman Casali
con il supporto della Banca Generali Claudio Stagni Private Banker
con l’adesione della Casa dell’arte di Trieste
e la partecipazione di Sandtex
orario: tutti i giorni 10_13 / 17_20
ingresso libero
Inaugura venerdì 7 febbraio alle ore 18 presso la Sala Veruda di Palazzo Costanzi la mostra personale dell’artista triestina Elisa Vladilo intitolata Vedrai colori che son contenti. Elisa Vladilo. Interventi ambientali 1995-2019 e promossa da Trieste Contemporanea e realizzata in collaborazione con il Comune di Trieste e con il supporto della Fondazione Kathleen Foreman Casali. A cura di Alessandra Pioselli, l’esposizione propone per la prima volta un percorso dedicato ai venticinque anni di lavoro artistico di Elisa Vladilo, attraverso una selezione dei progetti realizzati in luoghi pubblici e ambienti naturali in Italia, Austria, Croazia, Slovenia, Gran Bretagna e Mongolia, dal 1995 al 2019. Temporanei o permanenti, gli interventi dell’artista triestina Elisa Vladilo sono presentati con fotografie, video e disegni progettuali, appunti.
Il colore costituisce fin dagli esordi il segno distintivo della ricerca di Elisa Vladilo che dalla metà degli anni Novanta interviene nel paesaggio, in spazi urbani e ambienti interni. Privilegiando il colore puro e tonalità accese di rosa, giallo, arancio, verde e azzurro, l’artista ha definito una personale gamma cromatica per alterare o enfatizzare le qualità e i significati dello spazio, modificandone la percezione e l’uso. Realizzati con pittura lavabile o materiali morbidi come il feltro (ad es. The Melting Tower, Villach, Austria, 2012), gli interventi di Elisa Vladilo occupano, modificano, si sovrappongono, nascondono o sottolineano elementi architettonici, spaziali e naturali, diventando matrice d’inedite sollecitazioni sensoriali e relazionali. Investono l’intero corpo oltre che la vista, il tatto e l’udito, talvolta integrando i progetti con un elemento sonoro (ad es. Summertime, Trieste 2010 o The Sound of Colors, Celje, Slovenia 2010).
I colori di Elisa Vladilo introducono negli spazi naturali e urbani momenti di sospensione giocosa, anche fiabesca, aggiungendo sfumature emotive e immaginative che ne riscrivono le funzioni ordinarie. I colori vibranti assicurano allo spazio un inedito potenziale comunicativo, attraverso una grammatica del colore d’immediata comprensione, all’apparenza basica e essenziale. Per l’artista il colore solare, portatore di vitalità, possiede una potenzialità sociale. Gli interventi cromatici di Elisa Vladilo spesso riscrivono la tessitura urbana creando temporanei luoghi ospitali, di sosta, incontro e relazione (ad es. My Favourite Place, Trieste 2007; DOTCOMmunity, Trieste 2015; Spazio Linea Superfici, Trento 2019).
La natura collaborativa dei progetti è un aspetto importante del percorso di Elisa Vladilo che ha spesso reso complici persone e abitanti nel processo di appropriazione immaginifica dei luoghi (ad es. Prendo il paesaggio e lo porto con me, Nervesa della Battaglia, 2011; Nel blu dipinto di blu, Trieste, 2013; Melting Street, Pola, Croazia, 2013), giungendo con Rima d’origine (Trieste 2013, Cambridge, 2014) a mettere in gioco il tema della cittadinanza culturale. Nel corso della sua pluriennale attività l’artista si è confrontata con una grande varietà di luoghi e di persone che sono da considerarsi una componente attiva e centrale del suo lavoro. Attraverso lo studio del rapporto tra spazio, corpo e colore, Elisa Vladilo riflette sul destino degli spazi comuni, la loro identità, gli usi e le relazioni.
Elisa Vladilo si diploma all’Istituto Statale d’Arte Nordio di Trieste, seguono poi gli studi di scenografia all’Accademia di Brera e all’Accademia di Venezia. Lavora nel campo della scenografia, della grafica e dell’architettura fino al 1989, quando inizia la sua carriera artistica. Viene selezionata per la mostra Whitechapel Open nel 1998, nello stesso anno ottiene la borsa di studio della Pollock - Krasner Foundation di New York, nel 2000 vince una residenza d’artista a Berlino assegnata all’interno di un progetto europeo di scambio tra Berlino e Londra, città nella quale lavora e risiede per 3 anni (1997-2000).
Alessandra Pioselli è direttore dell’Accademia di belle arti G. Carrara di Bergamo dal 2010. Insegna Storia dell’arte contemporanea presso la stessa Accademia e Arte pubblica al Master in economia e management dell’arte e dei beni culturali del Sole24Ore (Milano). È, inoltre, critico d’arte, curatore e giornalista pubblicista. Collabora con Artforum (New York). Si occupa di ricerca storica e critica in prevalenza attorno a temi e progetti inerenti alla dimensione civica e urbana dell’arte. Nel 2015 ha pubblicato “L’arte nello spazio urbano. L’esperienza italiana dal 1968 a oggi”, perJohan&Levi, (e dedica la copertina del volume all’opera di Elisa Vladilo “My favourite place”, intervento site-specific del 2007 sul Molo Audace).
a cura di Alessandra Pioselli
mostra promossa da Trieste Contemporanea
in collaborazione con il Comune di Trieste
con il supporto della Fondazione Kathleen Foreman Casali
con il supporto della Banca Generali Claudio Stagni Private Banker
con l’adesione della Casa dell’arte di Trieste
e la partecipazione di Sandtex
orario: tutti i giorni 10_13 / 17_20
ingresso libero
Sala Umberto Veruda
passo costanzi
34100 Trieste
passo costanzi
34100 Trieste