Semi di speranza
sobota 15.03.2025
– torek 01.04.2025
Sala comunale d'Arte
– torek 01.04.2025
Sala comunale d'Arte
Venerdì 14 marzo alle 18 inaugura alla Sala Comunale d’Arte di piazza Unità la mostra “semi di speranza” dello scultore muggesano Villibossi, curata da Massimo Premuda e organizzata dall'Assessorato alle Politiche della Cultura e del Turismo del Comune di Trieste. La personale presenta una ventina di opere recenti, sculture su legno, pietra e marmo di medie dimensioni a cui vengono affiancati significativi disegni dell’ultimo periodo che integrano il mondo e la poetica dell’artista, attivo nell’ambito della scultura dalla metà degli anni Sessanta ad oggi, anche attraverso numerose partecipazioni a prestigiosi simposi internazionali di scultura in tutta Europa.
Così Massimo Premuda, curatore della mostra, investiga la figura e la poetica dell’autore: “La ricerca artistica di Villibossi continua a stupirci per freschezza e attualità non solo dei temi trattati ma anche delle soluzioni formali adottate. Un percorso intrapreso alla metà degli anni Sessanta che oggi, a sessant’anni di distanza, evidenzia una rara coerenza di intenzioni e risultati che sottolineano l’intrinseca e inscindibile convergenza fra l’uomo e l’artista. Una vita dedicata alle arti plastiche sotto tutte le loro possibili declinazioni, dalla pietra, sua materia d’elezione, fino al legno, sempre più investigato negli ultimi anni. Una rigorosa indagine artistica che proprio nella profonda relazione con la natura e con l’altro da sé trova le sue forme più alte e che genera potenti opere capaci di coniugare e far convivere con esiti felicissimi la spinta naturale e l’intuizione razionale, modellando sculture in cui l’apparente contrasto tra forma e materia sembra mediato dalla natura stessa, restando in equilibrio fra natura e artificio, organico e razionale, carnalità e astrazione allusiva.”
E continua così analizzando le opere in mostra: “Una personale molto pensata, e ahimè anche molto sofferta, che presenta lavori recenti, molte opere su carta a graffite e china acquerellate e sorprendenti sculture su legno che, con la capacità di ruotare per catturare ogni condizione della luce, risultano inafferrabili anche nella loro intensa e tangibile concretezza. Sembra quasi che “pensieri pesanti come pietre” abbiano animato le mani di Villibossi per costruire una mostra che, partendo da un cameo storico, la “Tortorella ferita” dalle forme calde e rassicuranti in porfido rosso del 1974, ci catapulta a un’algida colomba della pace (o della guerra') del 2018 che, nella freddezza quasi metallica del marmo bardiglio della Garfagnana, presenta scomposizioni della figura tipiche della società meccanizzata e robotizzata in cui viviamo.
Guerra, natura violentata, umanità ferita e cataclismi climatici, queste sono le ansie sottese che animano il procedere dell’artista in un’esposizione che vuole raccontarci attraverso le intime venature del legno nella scultura o attraverso il personale tratto nel disegno le preoccupazioni dell’artista: “Nel tempo ho sempre cercato nel mio lavoro l’armonia e l’equilibrio. Oggi guardando questo mio ultimo percorso trovo che l’insicurezza sociale e umana che mi circonda abbia contaminato il mio mondo, dando alle mie forme l’aggressività di questo momento storico.” Un’amara considerazione che viene però presto smentita dalla volontà di esporre proprio nella vetrina che si affaccia su piazza Unità una scultura in candido marmo di Lasa dal titolo “Seme della speranza” che, come un faro di luce prodotta dallo scintillio del blocco zuccherino, irradia fiducia sul futuro della natura e dell’uomo.”
La mostra potrà essere visitata a ingresso libero tutti i giorni fino a martedì 1° aprile 2025 con il seguente orario feriale e festivo, al mattino dalle 10 alle 13 e al pomeriggio dalle 17 alle 20.
Così Massimo Premuda, curatore della mostra, investiga la figura e la poetica dell’autore: “La ricerca artistica di Villibossi continua a stupirci per freschezza e attualità non solo dei temi trattati ma anche delle soluzioni formali adottate. Un percorso intrapreso alla metà degli anni Sessanta che oggi, a sessant’anni di distanza, evidenzia una rara coerenza di intenzioni e risultati che sottolineano l’intrinseca e inscindibile convergenza fra l’uomo e l’artista. Una vita dedicata alle arti plastiche sotto tutte le loro possibili declinazioni, dalla pietra, sua materia d’elezione, fino al legno, sempre più investigato negli ultimi anni. Una rigorosa indagine artistica che proprio nella profonda relazione con la natura e con l’altro da sé trova le sue forme più alte e che genera potenti opere capaci di coniugare e far convivere con esiti felicissimi la spinta naturale e l’intuizione razionale, modellando sculture in cui l’apparente contrasto tra forma e materia sembra mediato dalla natura stessa, restando in equilibrio fra natura e artificio, organico e razionale, carnalità e astrazione allusiva.”
E continua così analizzando le opere in mostra: “Una personale molto pensata, e ahimè anche molto sofferta, che presenta lavori recenti, molte opere su carta a graffite e china acquerellate e sorprendenti sculture su legno che, con la capacità di ruotare per catturare ogni condizione della luce, risultano inafferrabili anche nella loro intensa e tangibile concretezza. Sembra quasi che “pensieri pesanti come pietre” abbiano animato le mani di Villibossi per costruire una mostra che, partendo da un cameo storico, la “Tortorella ferita” dalle forme calde e rassicuranti in porfido rosso del 1974, ci catapulta a un’algida colomba della pace (o della guerra') del 2018 che, nella freddezza quasi metallica del marmo bardiglio della Garfagnana, presenta scomposizioni della figura tipiche della società meccanizzata e robotizzata in cui viviamo.
Guerra, natura violentata, umanità ferita e cataclismi climatici, queste sono le ansie sottese che animano il procedere dell’artista in un’esposizione che vuole raccontarci attraverso le intime venature del legno nella scultura o attraverso il personale tratto nel disegno le preoccupazioni dell’artista: “Nel tempo ho sempre cercato nel mio lavoro l’armonia e l’equilibrio. Oggi guardando questo mio ultimo percorso trovo che l’insicurezza sociale e umana che mi circonda abbia contaminato il mio mondo, dando alle mie forme l’aggressività di questo momento storico.” Un’amara considerazione che viene però presto smentita dalla volontà di esporre proprio nella vetrina che si affaccia su piazza Unità una scultura in candido marmo di Lasa dal titolo “Seme della speranza” che, come un faro di luce prodotta dallo scintillio del blocco zuccherino, irradia fiducia sul futuro della natura e dell’uomo.”
La mostra potrà essere visitata a ingresso libero tutti i giorni fino a martedì 1° aprile 2025 con il seguente orario feriale e festivo, al mattino dalle 10 alle 13 e al pomeriggio dalle 17 alle 20.
Sala Comunale d’Arte
Piazza Unità d’Italia, 4
34100 Trieste
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